Uno studio testa iniezioni endovenose di vitamina C ad alte dosi su cavie per rafforzare il sistema immunitario
Nessun alimento è in sé miracoloso perché ogni cibo fa parte di una dieta nel suo insieme e da cui è difficile separare l’effetto del singolo alimento. Può però essere interessante e utile comprendere determinati meccanismi fra malattie e alimentazione che possono avere un’influenza positiva o negativa sulla nostra salute. Così i ricercatori dell’Istituto di Candiolo IRCCS hanno scoperto che mega-dosi di vitamina C potrebbero potenziare l’efficacia anti-cancro dell’immunoterapia, come riportano in uno studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Science Translational Medicine. Sia ben chiaro, però: per essere utili le «bombe» di vitamina C dovrebbero essere pari a circa 2mila arance al giorno, una quantità cioè impossibile da assumere con alimenti o integratori per bocca, ma che dev’essere somministrate per via endovenosa per almeno due settimane.
Aiutare il sistema immunitario a combattere il tumore
«Dopo i dati positivi sull’aumento della sopravvivenza in pazienti con tumori trattati con vitamina C raccolti negli anni ’70, ma mai adeguatamente riprodotti e comprovati, gli studi sul ruolo di questa vitamina nel cancro sono stati a lungo abbandonati – spiega l’autore principale dello studio Alberto Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare presso l’Istituto di Candiolo e professore ordinario del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino -. Di recente si è scoperto che la vitamina C somministrata per via orale non può essere assorbita dall’intestino a dosi tali da avere un effetto anticancro. Così abbiamo deciso di testare mega-dosi iniettandole direttamente nel peritoneo di topolini affetti da diversi tumori solidi, cercando di capirne l’effetto sul cancro e sul sistema immunitario». I risultati mostrano innanzitutto che la vitamina C da sola «accende» i linfociti T e li attiva a rispondere meglio contro il tumore, che così rallenta in maniera significativa la sua crescita.
Con un’alimentazione corretta si possono prevenire 3 tumori su 10
Ci sono voluti 50 anni di ricerche per arrivare a capire che gli stili di vita, in primo luogo ciò che mettiamo nel piatto, sono all’origine di oltre la metà dei tumori. E che possiamo fare parecchio per limitare le probabilità di ammalarci: sappiamo, infatti, che esiste una precisa relazione tra dieta e malattie cardiovascolari o tumori. Con la giusta alimentazione si può prevenire almeno il 30 per cento delle neoplasie e se in Italia è la dieta mediterranea ad essere un valido strumento a favore di longevità e salute, esistono altri regimi alimentari, nel mondo, che costituiscono un modello nutrizionale altrettanto efficace. Insomma se è vero che alcuni nutrimenti hanno una composizione particolare che può renderli più “salutari” di altri, è la qualità dell’intera dieta a farla da padrone: ogni componente, purché consumato nelle giuste quantità, può apportare qualcosa di utile e contribuire al benessere dell’individuo. E, in chiave anticancro, l’alimentazione corretta deve essere inserita in una strategia generale sugli stili di vita che includa l’attività fisica regolare, il controllo del peso e l’abolizione del fumo.
Studio su cavie, la via per l’uomo è lunga
Secondo gli esiti della nuova ricerca, dunque, la vitamina C in dosi massicce potrebbe rivelarsi utile potenziando l’attività anticancro del sistema immunitario e rendendo più efficaci e meglio tollerate le immunoterapie a base di inibitori dei checkpoint. «Il possibile effetto anticancro della vitamina C è mediato dall’azione positiva che ha sul sistema immunitario – commenta Federica Di Nicolantonio, professore associato all’Università di Torino e a capo del laboratorio di epigenetica del cancro presso l’Istituto di Candiolo -. Abbiamo quindi cercato di capire se tale effetto si mantenga anche in caso di immunoterapia, somministrando la vitamina C insieme a due farmaci inibitori dei checkpoint, già approvati per la terapia di alcuni tumori, ma gravati da frequenti effetti collaterali, come la comparsa di resistenze al trattamento o di malattie autoimmuni». I checkpoint sono infatti “freni molecolari” che in condizioni normali controllano il sistema immunitario bloccando reazioni di difesa eccessive che danneggerebbero i tessuti o provocherebbero appunto malattie autoimmuni: sbloccarli attraverso gli inibitori è utile in caso di tumori, perché la risposta immune diventa così più incisiva e può avere la meglio sul cancro.
«La contemporanea somministrazione di iniezioni endovenose di vitamina C ad alte dosi ha potenziato l’effetto dell’immunoterapia con gli inibitori di checkpoint, rallentando la crescita dei tumori e addirittura portando alla regressione completa in alcuni animali con tumore al seno – conclude Bardelli -. Si tratta di risultati pre-clinici, condotti in laboratorio su cavie, che prima di essere tradotti in una cura per i pazienti oncologici devono ancora essere confermati da studi successivi sugli esseri umani e su un numero elevato di malati». La strada, insomma, è ancora molto lunga.
Editore: Corriere della Sera
Autore: V. M.
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